Racconti dal mondo precario

domenica 14 luglio 2013

Spazio simbolico e deindustrializzazione. Nota introduttiva

La mattina del primo maggio 2012 è assolata e calda. Il mare antistante lo stabilimento Fiat di Termini Imerese è calmo e piatto e preannuncia l’estate incipiente. Davanti i cancelli della fabbrica si sono radunati una sessantina di persone fra operai, amministratori, sindacalisti e qualche operatore delle tv locali. Il primo a prendere la parola è il sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato, che tutti chiamano Totò, il quale, con voce solenne e affrettata, dà il via alla cerimonia per trasformare la denominazione del viale antistante lo stabilimento da via Senatore Giovanni Agnelli a via Primo Maggio. Festa dei lavoratori.

L'anno 2012, giorno uno del mese di maggio, alle ore 9 e 30, davanti ai cancelli dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, convocata con appositi avvisi, la giunta comunale si è riunita con alla presenza: di chi vi parla, Campagna Angelo assessore, Sodaro Salvatore assessore, Amoroso Anna assessore, Volante Giuseppe assessore; del signor Presidente del Consiglio comunale Stefano Vitale, per l'intesa di rito sull'iniziativa da adottare. Il sindaco ha constatato che gli intervenuti sono in numero legale, dichiara aperta la riunione e invita gli intervenuti a deliberare sull'oggetto in questione. Premesso che l'amministrazione comunale ha maturato l'intendimento: dopo l'approvazione di una specifica risoluzione consiliare, che ha fornito tale indirizzo; dopo le sollecitazioni in tal senso intervenute da parte di Fim, Fiom e Uilm; dopo avere rilevato il largo sentire che la cittadinanza ha a tal proposito espresso, di dedicare una specifica via in onore del primo maggio, festa dei lavoratori e di tutte le battaglie che in questi anni sono state fatte per il lavoro e per i diritti dei lavoratori. Visto che, in virtù di quanto sopra, l'amministrazione comunale ritiene di dover rinominare la via Senatore Giovanni Agnelli, denominazione attribuita soltanto qualche orsono quale giusto tributo al patron della Fiat, dopo una lunga ed estenuante battaglia del 2002 che aveva scongiurato la chiusura dello stabilimento siciliano, considerato che quel giusto riconoscimento dell'intitolazione del viale antistante lo stabilimento industriale Fiat di Termini Imerese, a riprova di un ritrovato legame tra il territorio e il lingotto, è stato tradito dalla scelta ingenerosa dell'attuale amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne che, sull'altare del profitto economico, ha unilateralmente cessato la produzione di auto dal 31 dicembre 2011.

Il viale in questione era stato dedicato alla memoria del Senatore Giovanni Agnelli solo dopo il 2002, a seguito cioè di una vertenza che scongiurò il pericolo di una chiusura dello stabilimento. Allora, il comune, gli abitanti di Termini Imerese e i lavoratori dello stabilimento vollero sottolineare l’apprezzamento per quella mancata chiusura, per la volontà da parte dei dirigenti Fiat di continuare ad investire e produrre nello stabilimento siciliano. A distanza di 10 anni da quella data, i lavoratori, gli abitanti e gli amministratori locali si ritrovano nello stesso luogo a praticare i medesimi gesti, che tuttavia assumono un significato esattamente opposto. La nuova intitolazione del viale, infatti, è volta alla cancellazione simbolica della memoria, o almeno del legame, che ha legato il territorio termitano alla casa automobilistica torinese per quarantuno anni. Tuttavia l’intervento del sindaco Burrafato è interessante anche per un altro motivo: perché in esso è sintetizzata la visione che gli abitanti locali hanno della dirigenza Fiat sia passata sia presente. Gli Agnelli da una parte, storica famiglia di imprenditori e fondatori del gruppo automobilistico, che nell’immaginario locale si configurano come gli imprenditori di vecchio stampo, legati alla propria nazionalità, fieri di esportare la propria identità nazionale nel mondo e, soprattutto, capaci e convinti industriali che da sempre hanno espresso la volontà di produrre nel loro paese di origine. Dall’altro lato, l’attuale amministratore delegato del gruppo, Sergio Marchionne, colui che ha tradito le sue origini e, contaminato da un ambiente culturale americano, è diventato il manager dell’internazionalizzazione, o meglio dell’americanizzazione dell’azienda. Marchionne, sempre nell’immaginario locale, è l’uomo del profitto, colui che per denaro è disposto anche a tranciare i rapporti e chiudere uno stabilimento storico come quello di Termini Imerese.

Le intitolazioni e i cambi di denominazione della strada su cui si affaccia lo stabilimento, in base alle alterne vicende, sono il segno che, attraverso lo spazio, gli abitanti del posto tendono simbolicamente ad allacciare o tagliare i rapporti con un centro decisionale, economico e, in definitiva, di potere che si avverte, in ogni caso, lontano, distante e, soprattutto nella fase attuale, altero. Lo spazio e, soprattutto, la configurazione di esso tramite il potere della parola istituzionale è il luogo fisico e simbolico in cui una riunione comunitaria istituisce connessioni e/o disconnessioni che coinvolgono i lavoratori e gli abitanti locali all’interno di processi e dinamiche politiche, storiche e sociali globali.

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