Racconti dal mondo precario

sabato 2 maggio 2015

Il fantoccio smembrato. Crisi della presenza e affermazione del sé nell’era post-industriale

I riti carnevaleschi hanno suscitato le riflessioni di diversi antropologi e fatto sorgere una vasta letteratura specifica che ha fornito linee interpretative eterogenee [1], che possono essere ricondotte ad almeno tre fondamentali letture dei rituali carnevaleschi. Secondo la prima di queste interpretazioni,  le azioni compiute in determinati periodi dell’anno e in cui è prevista la presenza di maschere e travestimenti di vario genere tendono a modificare o sovvertire momentaneamente l’ordine sociale al fine di riaffermare quello stesso ordine. La seconda interpretazione, che riguarda principalmente le comunità che basano la loro sussistenza su un regime economico agro-pastorale e quindi strettamente legato ai cicli stagionali, identifica nei rituali carnevaleschi un momento di passaggio in cui la natura, con la fine dell’inverno, si appresta a rigenerarsi per ricominciare a donare i suoi frutti agli uomini. La terza interpretazione tende ad analizzare i rituali carnevaleschi come un momento di catarsi collettiva, soprattutto quando all’interno degli iter rituali sono previste le accensioni di falò o, ancora più significativamente, la presenza di fantocci antropomorfi smembrati e/o dati alle fiamme [2]. (continua a leggere)

martedì 21 aprile 2015

Preghiera di un Europeo

Io non abdico poiché ho piena colpa.
Io non chiedo scusa poiché so.
Io non guardo oltre l'orizzonte poiché non conosco.
Io non prego santi o vergini poiché il paradiso è sotto il mare.
Io non invoco dio poiché mia è la decisione.

Nella notte ho paura, ma mio è il potere abbacinante 
di decidere la luce.
Nella fame non mi muovo, ma mio è il granaio più ambito.
Nella guerra non mi trovo, ma mia è la pistola fumante.
L'agnello è morto. L'olocausto è consumato.

E condanno te e condanno me.